Grande successo di pubblico per l’ultima giornata del Festival delle Due Rocche
Calabresi e Severgnini accendono la discussione su un’Italia senza navigatore
Marco Baliani chiude la rassegna con un antidoto contro la società trituratrice: l’immaginazione
11 settembre 2011- Piazza gremita per l’incontro tra Beppe Severgnini e Mario Calabresi sul tema “l’Italia vista dall’estero”.
“Alla domanda della giornalista di Al Jazeera: Come spieghi il bunga-bunga al mondo arabo, ho risposto: non è quello che pensi, è il suono collettivo di decine di persone che picchiano la testa contro il muro incredule”. E’ il giornalista e scrittore Beppe Severgnini, la voce degli italiani all’estero, ad ammettere che è imbarazzante cercare di spiegare agli stranieri quello che accade in Italia, “sono costretto a ricorrere alle battute”. “Gli stranieri non capiscono come un paese dalle strepitose risorse individuali possa avere questa incapacità di essere governata con efficienza, serenità, onestà”. “Le parole di Ligabue tutta questa bellezza senza navigazione nella canzone Buonanotte all’Italia riassumono il sentimento malinconico e struggente di questo paese senza navigatore”. Ed il direttore della Stampa, Mario Calabresi, in uno scambio vivace davanti ad un pubblico attento e divertito, incalza raccontando come gli stranieri vedono l’Italia come se fossero due paesi diversi: “ se parlano con la testa e la razionalità ti asfaltano, elencano tutto quello che non funziona, poi mostrano un amore per il nostro paese, la nostra cultura, la nostra lingua, cucina che è incredibile”. Ma dopotutto “lo stato non è loro – di quella casta che va denunciata e combattuta nelle sue degenerazioni – ma siamo noi. Ognuno deve fare la sua parte”.
Nel pomeriggio è lo scrittore torinese Andrea Bajani a raccontare come la letteratura cerca di rendere giustizia al tempo e alla memoria in un periodo in cui la memoria viene solo anniversalizzata. “Dobbiamo imparare a far buon uso della nostra memoria e non piegarla agli usi che servono di giorno in giorno trasformandole in una memoria funzionale”.
Il Festival ha chiuso la rassegna con lo spettacolo teatrale di Marco Baliani “Ho cavalcato in groppa ad una sedia”. Contro una società che brucia le esperienze in un vortice di banalità, che uniforma il sentire secondo canoni pubblicitari, che appiattisce la percezione del mondo secondo schemi opachi, che costringe l’immaginazione a misurarsi col solo manifestarsi della realtà, Marco Baliani propone una ricetta: l’immaginazione. “Attraverso l’arte possiamo immaginare qualcosa di diverso da quello che la realtà e la politica ci impongono”.
Alla fine dello spettacolo Marco Baliani ha letto un testo di Dacia Maraini in memoria dell’11 settembre.
“Teatro e parole per riflettere e far riflettere”: la formula su cui ha tanto insistito Dacia Maraini ha dimostrato di essere vincente. “Non vogliamo fare solo chiacchiere, ma il nostro Festival si rivolge alla testa, vuol proporre delle idee su cui la gente possa riflettere, un pensiero problematico. Mettiamo insieme teatro e libri con l’idea di far ragionare su temi di attualità.
Arona 9/10 settembre 2011 – “La richiesta di cultura, di idee, di riflessioni pubbliche del pensiero è molto più profonda di quanto si creda, soprattutto tra i giovani”. E’ con questa convinzione che Dacia Maraini, direttore artistico del Festival delle due Rocche – Incontri internazionali di teatro e parola del lago Maggiore (Ascona /Arona, 8 -11 settembre 2011), ha inaugurato la rassegna aronese. Piazza gremita per il primo ospite, attesissimo, Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico e saggista, che si confronta con la Maraini sul tema della divulgazione e popolarizzazione della scienza. “La geometria è un sentimento, è la vita stessa, è ovunque intorno a noi, ci rende consci di ciò che già sappiamo”, così esordisce Odifreddi e attraverso anedotti del passato, contraddizioni delle religioni e tranelli della filosofia coinvolge il pubblico in un appassionato racconto sulla fascinazione della matematica e della geometria che diventa elemento di pensiero e di riflessione sul sociale.
Venerdì sera sono andati in scena i tamburi, i colori e la musica africani con lo spettacolo teatrale “Nessuno può coprire l'ombra" del TAKKU LIGEY THEATRE, un intarsio di racconti della tradizione senegalese, scritti per la scena da Marco Martinelli e Saidou Moussa Ba con un gusto attento alle evoluzioni di una coppia comica delle origini: attraverso narrazione, danze e percussioni hanno preso vita le vicende di antichi archetipi della tradizione fiabesca wolof.
Soltanto le fiabe hanno il potere di azzerare il tempo e di rendere uguali di fronte a chi narra bambini e anziani, e così in un attimo la magia della scena ha rapito il pubblico che ne è diventato parte attiva, incalzando il ritmo della narrazione e intonando antichi richiami africani.
“Perché il teatro è il luogo di cultura per eccellenza, non virtuale, in cui c’è uno scambio fortissimo tra la platea e la scena ” racconta Dacia Maraini “ dove la parola si fa corpo davanti al pubblico”.
Sabato invece protagonista il ruolo della donna nella società a partire dalla riflessione sulla rivisitazione della figura di Maria di Nazareth con la scrittrice sarda Michela Murgia. Un’analisi disincantata sul ruolo che la società e la Chiesa hanno da sempre imposto alla donna. “Un’altra narrazione è possibile” ha dichiarato con forza.
Il caso Battisti è stato il secondo tema della giornata su cui Dacia Maraini e il magistrato e scrittore Giuliano Turone hanno dibattuto. Attraverso un’analisi estremamente lucida, Turone ha posto l’accento sulla necessità di spiegare al pubblico in modo chiaro la controversa vicenda e quanto siano infondate le ragioni degli innocentisti.
Alle 17 si è tenuto l’incontro con il dentista-scrittore Ala Al-Aswani, che attraverso le pagine del suo libro ha raccontato la rivoluzione egiziana. “La rivoluzione è la fine della rassegnazione, è la conquista della speranza. E’ un fenomeno umano più che politico, è un lottare per essere trattati come esseri umani e va al di là del risultato di abbattere una dittatura”. “La rivoluzione è una sfida giornaliera, è di tutti, non solo di chi vive sotto una dittatura, è avere il coraggio di fare ciò che ci si sente di fare”.
Tutto esaurito per lo spettacolo teatrale di Emma Dante “Ballarini – La Trilogia degli occhiali”, la storia malinconica di due anziani che rivivono a ritroso la loro storia d’amore.
Per i ragazzi il circo teatro comico poetico “Klinke” e la fiaba africana “Il Baule Volante”.
Per le informazioni sul Festival delle due Rocche: www.festivalduerocche.it.